giovedì 10 maggio 2012

Il castello: Parte 2


Ecco la seconda parte di una storia che sto scrivendo proprio ora.
Prima di lasciarvi alla lettura, voglio puntualizzare; che quello che state per leggere, è tutto materiale scritto di getto.
L'editing, lo farà quando avrò finito di scrivere tutta la storia. Se notate qualcosa che non vi torna, tipo un personaggio a cui cambia il colore dei capelli, o cose simili, vi prego di segnalarmelo con un commento.
Grazie per l'attenzione.

Buona lettura.





“Ma dove diavolo mi trovo? Quanto diavolo è grande questo bosco? Era meglio se non avessi abbandonato il sentiero”, rifletté Samuele mentre continuava la sua marcia. Il sole filtrava tra le fronde degli alberi. Samuele trascinava i piedi per terra, respirava affannosamente e gli grondava del sudore dalla fronte.
“Dai! Pensa Samuele! Cosa aveva detto Pietro riguardo al muschio sugli alberi? Che cresceva sulla parte del tronco rivolta verso il nord. O era il sud? Non me lo ricordo!”.
Mentre era perso nei suoi pensieri, mise un piede in fallo e cadde a terra. Sbatte la testa contro un albero e rimase scombussolato per qualche secondo. Una volta ripresosi cominciò a rialzarsi, ma con le mani legate fece qualche tentativo a vuoto prima di riuscirci. Una volta messo in piedi, si appoggiò sull’albero per riprendere fiato. Si guardò intorno. La luce che filtrava tra le foglie, cominciava a diventare arancione.
“Sta per fare buio, mi devo sbrigare a uscire”.
La foresta era immersa nel silenzio, nessun cinguettio di uccelli o rumore alcuno. Le foglie degli alberi erano immobili. Ma ad un tratto Samuele sentì un rumore. Si accovaccio vicino al tronco dell’albero e cominciò a scrutarsi in torno, per capire da dove provenisse il rumore. Infine vide una figuro che si muoveva nella foresta, ad una ventina di metri da lui. “Ma quello è Pietro” penso Samuele osservando la figura che si faceva strada tra alcuni cespugli.
Scattò subito in piedi e urlò contro la figura, «Pietro! Sono qui!».
L’uomo non si voltò e continuò imperterrito la sua marcia, fino a sparire dalla vista di Samuele.
“Ma quel vecchio è diventato sordo? Devo raggiungerlo.”, Cosi si mise a correre nella direzione in cui era sparito Pietro, districandosi tra alberi e cespugli.

“E ora dove diavolo è andato?”, si scervellò, mentre vagava con lo sguardo alla ricerca di Pietro. I pochi raggi di luce che filtravano tra le foglie, illuminavano malamente la foresta. Samuele avanzava a tentoni, cercando di non inciampare in qualche radice fuoriuscita dal terreno. Ad un tratto, il suo sguardo fu attirato da delle luci che facevano capolino da dietro degli alberi.
“Quelli sembrano dei fuochi”, constatò dirigendosi verso le luci.
Dopo pochi minuti di cammino, Samuele vide che gli alberi diventavano sempre più radi. Alla fine si ritrovò fuori dal bosco e vide da dove provenivano le luci. La sua attenzione era stata catturata da delle fiaccole piazzate vicino ad un ponte, che era collegato alle mura di un castello.
“Ma guarda un po’. Non sapevo che in questa zona ci fosse un castello”.
Le mura erano circondate da un fossato fondo almeno cinque metri. Le mura merlate erano più alte degli alberi che circondavano il castello. Mentre Samuele ammirava la struttura, il suo sguardo fu catturato da una figura in movimento sul ponte.
«Eccolo!», esclamo Samuele vedendo Pietro che si stava addentrando nel castello.
«Pietro! Aspettami!», esclamo ancora Samuele.
Allora l’uomo sul ponte si fermò. Si girò nella direzione di Samuele. Ma non fece niente, e anzi, si voltò avanti ed entrò nel castello.
“Ma cosa diavolo gli prende a quello!? Dove va con tutta questa fretta!?”,  pensò mentre osservava l’entrata del castello.
Si avviò verso il castello. L’accesso al castello, era permesso da un ponte ad arco in pietra. Sopra l’entrata del castello, svettava una torre alta almeno il doppio delle mura. Il sole era tramontato, il castello veniva illuminato da delle fiaccole poste sul ponte.
“Ora che lo vedo da vicino, ha un aspetto un po’ inquietante”, constatò mentre attraversava il ponte in pietra. Una volta superata l’entrata si apriva un ampio cortile, anche questo illuminato da delle torce. L’ampio piazzale era deserto, al centro si trovava un pozzo in pietra, sovrastato da una struttura in ferro battuto a cui era attaccata la carrucola. A quella vista, Samuele spalancò gli occhi e deglutì vistosamente.
“Quando è stata l’ultima volta che ho bevuto dell’acqua? Forse ieri?”, si avvicinò al pozzo, la catena pendeva dalla carrucola e scendeva dentro il pozzo.
Si allungò sul bordo per osservare l’interno. Con la luce emessa dalle torce non si riusciva a vedere il fondo.  Afferrò l’estremità della catena e iniziò a tirarla. Ma con le mani legate, non riusciva bene nel suo intento.
“Maledette corde! Me le devo togliere”, valutò mentre lasciava andare la catena.
Osservò il cortile. Il suo sguardo si fermò su una torcia appesa al muro. Il volto gli si illuminò mentre ad ampie falcate si dirigeva verso la torcia e la posò a terra. La fiamma ondeggiava sui ciottoli. Samuele si posizionò sopra la torcia, e si piegò per avvicinare i polsi alla fiamma danzante. La corde presero immediatamente fuoco. Samuele si ritrasse subito.
«Cazzo!», esclamò, mentre cercava di liberarsi delle corde in fiamme.
Alla fine le corde si spezzarono e riuscì a levarsele dai polsi ormai pieni di galle.
“Non è stata una grade idea”, pensò Samuele mentre si toccava le bruciature sui polsi. Le corde spezzate si incenerirono sui ciottoli. Samuele si diresse nuovamente al pozzo e cominciò a tirare la catena. La carrucola cominciò a cigolare. Ma dopo una paio di strattoni, la catena si bloccò. Samuele puntò i piedi in terra e tirò la catena con tutto il suo peso. Senza successo.
“Sembra che ci sia qualcosa che tiene bloccato il secchio”, pensò mentre osservava l’interno del pozzo, “Non c’è niente da fare. Mi toccherà rimanere assetato. È meglio che trovi Pietro.”
«Pietro! So che sei qua dentro! Rispondimi!», urlò Samuele.
Ma non ricevette alcuna risposta. Dalle finestre che davano sul cortile non si vedeva alcun segno di vita. Erano tutte buie.
«Allora vuoi giocare a nascondino? Fantastico!», disse Samuele in modo sarcastico.
Così si avvicinò alla porta spalancata. Allungò il capo per vedere meglio l’interno. Non c’era alcuna fonte di luce all’interno. Il flebile fascio di luce generato dalle torce, illuminava una grossa scalinata che si trovava davanti alla porta. Samuele tirò fuori il capo e allungò la mano per afferrare la torcia attaccata vicino alla porta. Una volta afferrata con entrambe le mani, se la portò davanti a se. Fece un profondo respiro, ed entrò.

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